Category: web 2.0


just uncompress vgcal-2.0.zip in vtiger root folder (upload files via ftp it is easier and more secure. it respect the folder trees and files will be placed in the right place).

then make this essy modification http://www.verticalpassing.com/node/32 thanks to the blogger and all the things got done.

 

E’ inutile aggiungere altri commenti. Che i ragazzi di google abbiano le idee chiare su dove andare mi sembra ovvio.

Un paio di anni fa ragionavo o meglio sragionavo sul web 2.0, cooperative, venture capital etc.
Oggi ho scoperto che c’è chi invece di parlare lo sta facendo e mi sono subito aggregato.
Non avrò molto tempo ma la cosa è veramente interessante.

Scrive Hank, l’animatore del progetto, sul gruppo di anobii:

Sostanzialmente si tratta di creare una sorta di cooperativa di lettori che attraverso versamenti di vario tipo (basic – sostenitore – innamorato dell’idea…) vanno a costituire un fondo per creare poi

A) una libreria online (di tutti noi)
B) Librerie REALI sul territorio (di tutti noi)

Sta per nascere il sito (ragazzi, è una beta, ed è realizzato con programmi standard), con delle idee se vogliamo anche rivoluzionarie che vi piaceranno (tipo per esempio essere pagati in denaro o con libri per ogni recensione che spinge un lettore all’acquisto dal sito stesso).

E’ nata un’associazione aspiranti librai (eh eh, giuro l’ho fatto) e una di lettori libri italiani.

Finalmente lo statuto, il regolamento ecc.. sono da un avvocato serio (e importante, pecializzato nel franchising dal punto di vista legale) che sta studiando tutto e a breve ci restituirà i termini precisi per fare le cosine per bene.

Probabilmente vedrete Yabooks al LitCamp

la cosa sta funzionando alla grande. Un bel lavoretto.

Blog maestrounico.blogspot.com

Social Network maestrounico.ning.com

e gadget vari che vi prego di oispitare per un po sui vostri blog. Difendiamo la scuola pubblica. Democrazia Digitale

 Add to your site powered by Dapper 


Sono appena tornato a casa dopo l’esperienza di Lecce. Tante le cose da raccontare e le persone incontrate, gli stimoli. Non un barcamp ma contenuti di spessore ed un pubblico attento e curioso. Un Grazie a Carlo Massarini, Carlo Infante e Stefano Petrucci, Marco Zamperini, Ivan Tienforti, Maria Teresa Salvati, Antonio Rollo con i quali scambiato idee e battute.

Il Workshop sul Markeitng On line e Web 2.0 cominciato bene ha preso un a piega un po polemica non appena Robin Good si è dato ad una performance delle sue monopolizzando l’attenzione dell’uditorio suonando una tromba da carica e da guerrigliero di punto vestito. Si sa è così, o lo ami o lo odi, sa fare il suo mestiere, dice cose interessanti ed è un maestro nel promuovere la sua crociata. Libertà, indipendenza e denaro fondati sulla qualità dei contenuti, specializzazione degli argomenti, passione e dosi massicce di Search Engine Optimisation e Marketing. Il sogno americano stavolta in salsa salentina. D’altronde eravamo o no su un RING?
Il buon Robin se l’è presa con i “guru” della comunicazione ed i professori che parlano difficile ed inseguono le parole auliche o i neologismi alla moda, tra i quali pare ci fosse anche il sottoscritto e Carlo Infante. Nulla di male, Robin ha continuato da solo, scelto dal pubblico affascinato dal personaggio che e noi lo abbiamo lasciato in buone mani.

Sono d’accordo con Robin, la comunicazione va semplificata, anche tra gli addetti ai lavori che oltre al problema di capire hanno il problema di tradurle in proposte utili a clienti e aziende che vogliono investire in un nuovo modello di comunicazione. Meno d’accordo sulla crociata contro l’approfondimento ed il cercare di comprendere i fenomeni. In qualche modo questo significa fare cultura e apprendere parole nuove, anche astratte come “metaverso”, da dove vengo io, con grande umiltà, era un valore. Si fanno un po accademia, e tra i relatori non a caso c’era un professore universitario, ma l’atteggiamente di sufficienza verso qualsiasi espressione culturale non mi sembra una buona cosa. A parlar aulico si complicano cose magari semplici ma a semplificarle troppo si rischia di non comprenderle a fondo. Il risultato, alla fine è lo stesso. Un trucco.

Personalmente, non ero andato con nessuna delle due intenzioni ma semplicemente con qualche appunto e l’obiettivo di identificare qualche parola chiave (tra le tante buzzword che popolano il web 2.0) per portare qualche esempio pratico; sia di come lavoro quotidianamente, usando flock, twitter, wiki e blog; sia portando qualche esempio interessante di modi intelligenti di fare marketing.

E da qui parto con qualche nota su styleobserver.com un blog attraverso il quale Jean Vouté Pratt, una stilista al di fuori del circuito dei maistram media promuove la sua attività.

the style observer

* is about taking pieces from the runway and making them work in the real world.
* is about sensing where fashion trends are headed.
* is about helping you find your own personal style … that’s current.
* is 80% content. 20% ads. not the other way around.

the style observer

* is not about creating a community of fashion victims.
* is not about pushing unrealistic fashion concepts.
* is not about over spending.

L’obbiettivo del blog è chiaro. Aggiungeteci una dose di Twitter e Facebook ed infine un bel account su Polivore.

E qui veniamo al dunque: Analisi nuda e cruda e un po bastarda di polyvore

Polyvore è un social network geniale: un’applicazione che permette di prendere mescolare e sovrapporre immagini dal web per creare collezioni o interior design. (il massimo per i product manager).

Qualche numero:

  • 1.4 million unique visitors per month
  • 60 million monthly page views
  • 300,000 registered users 10 minutes average session time on site
  • 22 pageviews average per visit
  • 2.2 million sets created
  • 2.3 million products

L’idea è di Mr Pasha Sadri ex-Yahoo’er (he created Yahoo Pipes) non il primo arrivato e funziona alla grande.

Ora cosa ha fatto il genio del marketing?:

ha preso le fashion victims, gli ha dato in mano gli strumenti per sfogare la propria creatività; sognare di entrare nel mondo del fashion sguinzagliandoli alla ricerca delle risoprse sul web (chi vende) e creando un mega spot, scatenando il passa parola e inducendo a spendere, spendere, spendere.

una cosa che Maria de Filippi fa usando la Televisione.

domanda:

come guadagna polyvore ?
secondo voi?

dalle fee dei vari fornitori di moda.

Di fatto ha creato un nuovo canale distristibuzione e comunicazione allo stesso tempo, che si auto – regola sui gusti degli utenti, a costo praticamente zero e con a disposzione un database per analizzare tendenze e desideri del mercato, il tutto senza che gli utenti guadagnino un cent. Presto l’evoluzione porterà ad allargare la revenue sharing anche agli utenti, non appena si creranno cloni di polyvore, il passo successivo? chissà, magari far creare prodotti agli utenti (stile editoria con i libri (lulu.com, IlMiolibro de l’espresso on line, ma qui logistica e industria devono fare la loro, vedi modello DELL).

creatività degli utenti distribuita, potenza del network effect per la comunicazione, logistica ottimizzata e processi industriali fantasmagorici. qualità qualità e qualità.

mantra per il marketing manager e il product manager:
FAI CHE IL TUO TARGET SI COLPISCA DA SOLO

Analisi seria e un po politica. Visto che di modelli sostenibili si parlava al RING

immaginate il nordest come potrebbe copmpetere o anche il salernitano, che invece di stare sotto la legge di gomorra potrebbe produrre per milgiai di stilisti sparsi per il mondo ciascuno con il suo target. tutto legale e trasparente.

ci vorrebbero:

più coraggio nell’assumersi rischi, meno speculazione finanziaria, più economia reale (e il web 2.0 è molto più reale dei derivati) ed una classe politica migliore e più lungimirante: sempre che non sia tardi.

Technorati Tags: , , ,

Il RING oltre ad essere organizzato in maniera egregia si sta dimostrando un evento dai contenuti non indifferent e figlio di una visione strategica e comunicativa.
Ricevo l’invito in quanto relatore a contribuire al blog sl quale verrò raccolto il dibattito e che si dimostra un utile strumento di lavoro per gli stessi relatori. un uso intelligente del mezzo.

Voi l’interesse delle tematiche, il loro ampio respiro, vuoi che uno si trova a cominciare in “media re”, io l’ho buttata là http://www.nextmediterranean.org/dietro-le-quinte-del-social-networking-una-conversazione/ e non nascondo che ci sto prendendo gusto, quasi come se scrivessi su un blog mio.

17 Settembre al chiostro san domenico

Via San Pietro in Lama, 23

73100 LECCE

alle

16.30-18.30

WEB MARKETING

Le strategie relazionali della rete:

social networking, web 2.0 e user generated content

Relatori:

Fabio Masetti – Esperto Enterprise Web 2.0

Maria Teresa Salvati – Strategic Planner WPP Londra

Robin Good Esperto Cross-Media

Conduce:

Carlo Infante– Libero docente Performing Media

SALA: 3

Workshop con ingresso libero

Necessaria preiscrizione

Numero partecipanti limitato

insieme a Carlo Infante e Robin Good cercheremo di mettere in luce gli aspetti più importanti del cambiamento che la rete sta portando e porterà alle imprese sia sotto il profilo organizzativo che della comunicazione.

il workshop che condurrò ha il seguente titolo:

Workshop: le imprese nella rete degli utenti

Comunicazione e strategia ai tempo del web 2.0. Come si diventa una Enterprise 2.0

I temi del workshop saranno i seguenti:

Per ovvie ragioni sarà una carrellata a tutto tondo di temi che richiederebbero molto più tempo ma vedremo durante la sessione quali saranno i temi sui quali è meglio approfondire e dialogare con i partecipanti, raccogliendo magari anche le loro esperienze.

  • Comprendere le parole chiave della rete.

una panoramica per districarsi tra le le parole e i neologismi come web 2.o che popolano la rete e sono necessarie a comprendere di cosa stiamo parlando

  • Quali Strumenti Utilizzare.

una panoramica tra le piattaforme disponibili per entrare nel web 2.0

  • Come utilizzarli.

ovvero che competenze, oltre a quelle tecniche bisogna avere per gestire una conversazione globale.

  • Guardare chi lo sta facendo.

chi non ha mai copiato a scuola. diamo un’occhiata a chi è opiù bravo ad usare il web per comunicare e fare business. (nikeplus e polivoke ad esempio)

  • Focus:come cambiano i conteunti ed i linguaggi.

rapidi e continui rilasci di pezzi di informazione, il lifestream, lo storytelling, più messaggi in meno parole, questa la tendenza sulla rete

  • Focus Intranet.

i wiki per l’intranet aziendale. i dipendenti diventano autori, classificatori, editor e ricercatori di informazioni  e non lettori, punto.

  • Focus: nuove logiche di marketing strategico ed operativo.

come cambia la logica, l’ispirazione, l’operatività ed il messaggio del marketing nell’era di internet.

  • Qualche numero

tanto per avere una vista dall’alto del fenomeno.

Technorati Tag: ,,

200804152149

Durante la Design Week milanese verrà presentato un numero extra – ordinario di 7th Floor, il
numero 11, che ha visto per la prima volta all’opera la direzione creativa di un team
multidisciplinare e provocatorio come “Lola”, e la collaborazione degli studenti del Master in
Cultural Experience Design and Management di Domus Academy ed IRFI, insieme al
contributo di osservatori e protagonisti degli scenari del Design al tempo del Web 2.0 (Bill
Moggridge, Donald Norman, Isao Hosoe,ecc.).

In questo numero, gli argomenti del mondo
del Design e delle nuove tendenze dell’arte, si intersecano con quelli delle nuove tecnologie
(dell’interaction design in particolare) e della cultura d’impresa. Nella rivista ricorrono alcuni
motivi nella riflessione sul significato del design, ad esempio (nei contributi Alberto
Abruzzese, a Donald Norman, ad Andrea Granelli) – le parole
Umanesimo e Rinascimento
(nei contributi di Davide Rampello, Carlo Infante e Francesco Morace) – e si avverte in molti
dei contributi un’ansia di cambiamento e di rinascita.

Una voglia di semplicità, di comprensione di quello che succede, di ritorno a valori che vadano al di là della competizione
e dell’estetica a tutti i costi. La voglia di fare un passo indietro, verso un concetto di Design
come modo di compiere le operazioni, come Behavioural Design, come Service Design,
come progettazione, come disciplina, come connubio di etica ed estetica, di forma e funzione,
non più come qualcosa che “rende gli oggetti belli”.

Di questi e di altri argomenti si parlerà sabato 19 aprile 2008 alle ore 19,00 alla Triennale
Bovisa, in un breve brainstorming aperto con alcuni dei protagonisti di questo n.11 di
7thFLOOR

E’ on line una nuova release di Ptumpa creatura di Andrea Cuius che spero presto veder crescere. Lui è matto abbastanza perciò vale la pena seguirlo. Ptumpa ha tutti  i numeri per diventare un bel fenomeno.

Chi parte da Roma e va a Milano per seguire iwordcamp si aggreghi

Technorati Tag: ,

Travelcamp

200803162349

Quello del turismo è stato tra i primi mercati a sperimentare gli effetti della disintermediazione indotta dai mercati elettronici.

Una disintermediazione dominata dagli attori che possiedono le informazioni rilevanti per l’offerta tutirstica: i global distribution systems, proprietà dei grandi gruppi del trasporto aereo.

Gli intermediari tradizionali come i tour operator e gli agenti di viaggi hanno visto contrarsi sempre di più il loro spazio di manovra e sono ancora oggi spiazzati da dinamiche di mercato che non riescono a comprendere a fondo perchè fortetemente influenzate da elementi tecnologici.

Il nemico finisce per essere internet, punto. Le associazioni di categoria non fanno un granchè per le stesse ragioni

Per questo il travelcamp nel suo piccolo è stato un successo. Si è parlato di rete e di oppornunità da cogliere con un uso intelligente degli strumenti che il web 2.0 offre andando al di là dell’evanescenza della parola.

Complimenti ai ragazzi di ADV italia per l’organizzazione e per aver scelto la formula del barcamp per portare avanti ed allargare la discussione sul futuro degli operatori del turismo.

La cosa più bella come sempre erano le persone, curiose, aperte anche se stanche e preoccupate, A digiuno di tecnologia c’era un bel gruppetto di quelle persone insomma che dovrebbero affollare sempre di più i barcamp e sempre meno le conferenze tradizionali organizzare da sponsor o lobbies. E’ la formula migliore per far incontrare chi di rete si occupa e chi la rete deve comprendere e migliorare con la propria esperienza, per sopravvivere in un mercato sempre più competitivo e virtuale.

Quello che è chiaro è che per sopravvivere gli intermediari del turismo devono rivolgere lo sguardo ai viaggiatori e voltare le spalle ai provider di informazioni che intanto continueranno a cercarli fino a quando non riusciranno a risolvere i problemi della semantica del web.

Il problema maggiore dei Global Distribution Systems e di tutti gli internet booking engines è quello di avere informazioni aggiornate in tempo reale sui servizi di ricettività e trasferimento ed in particolare sulla disponibilità dei posti e sulla qualità del soggiorno.

Queste informazioni non è possibile ottenerle perchè non esiste tecnologia che è in grado di raccolgierle. tutto qui. Anche se fosse comunque il problema dell’intermediazione del turismo non sarebbe risolto.

L’offerta e la domanda turistica sono talemente articolate che non basta avere su un monitor un elenco di dati, è necessario che ci sia qualcuno che sia in grado di assemblerli ed interpretarli con la propria eseprienza.

Qui agenti di viaggio e tour operator hanno un ruolo nel futuro. Devono imparare a navigare in rete per raccogliere informazioni, verificarle e porgerle ai propri clienti in pacchetto. Blog, social network, il web 2.0 giocano un ruolo cruciale in questo scenario. Il margine operativo per gli intermediari del turismo sopravvive nella domanda di quegli utenti che non hanno il tempo di spendere ore alla ricerca di offerte navigando in rete ma che sanno esprimere le loro richieste in termini di qualità e prezzo.
Questa logica ha determinato il successo di piattaforme come Virtual Tourist che raccolgono uno straordinario patrimonio di informazioni sulle destinazioni e che si possono benissimo utilizzare per creare servizi e pacchetti personalizzati. Ma questa è un’altra storia.

Queste riflessioni che vado raccolgiendo da un qualche hanno sono le stesse che animano sleepin in, il progetto che ho presentato e le cui caratteristiche mi sembra logico descriverle sul blog del progetto.

Su slideshare le slide che ho presentato:

Mi è dispiaciuto non poter seguire tutto il Travelcamp a causa di problemi che mi hanno impedito di seguire gli interventi del pomeriggio, in particolare quello di TravelEdu
ed in parte quello di http://www.wiaggi.it/ che stanno facendo un gran bel lavoro.

Note dolenti:

Assolutamente da additare al pubblico ludibrio la Fiera di Roma conferma ancora una volta l’impressione che le “istituzioni” continuino a vivere in un mondo che non c’è più. Il wifi alla fiera costa 24 euro al giorno! No comment,