Category: informazione


Non entro nella vicenda Boffo/Feltri perchè si commenta da se e Travaglio smonta la cosa che se non fosse gravissima farebbe ridere.

ci sono un paio di cose però che riguardano il linguaggio che sono davvero interessanti e spia di come ormai siamo abituati all’aberrazione di qualsiasi elementare regola deontologica e democratica.

Dice feltri, nel suo editoriale, nell’intento di avviare una campagna contro i falsi moralisti, che  sarebbe ora di smascherare: “…cominciamo da Dino Boffo”.

Cominciamo? Usare questo verbo implica almeno tre  preoccupanti fatti:

  • che hanno una serie di dossier o bufale create ad arte per intimidire diversi personaggi
  • che usano un giornale non per fare informazione ma per massacrare e manganellare i “nemici”
  • che hanno notizie che non pubblicano subito ma si conservano per farne un uso mirato

Fatti che già basterebbero a sbattere fuori il direttore de il Giornale dallìordine dei Giornalisti.

Ma anche le argomentazioni ed il linguaggio usato sono la spia che ormai il punto di non ritorno in questo paese è superato da un pezzo.

Nella “informativa” che poi è una lettera anonima, bufala si legge.

Il Boffo è un noto omosessuale già attenzionato (un raccapricciante neologismo inventato da solerti e acculturati redattori) dalla Polizia di Stato per questo genere di frequentazioni….

Se fosse vera, ui una notizia si sarebbe. Se non smentito dal Ministero degli Interni e dal Capo della Polizia di Stato, apprendiamo che la Polizia di Stato metterebbe sotto controllo un cittadino non perchè condannato per molestine (non sessuali) o  visto in compagnia di un mafioso, ladro, magnaccia, psicopatico, truffatore. no ma perchè noto Omosessuale.

Ora qualcuno sa dirmi da quando in qua il proprio orientamento sessuale costituisce notizia di reato? Forse che nel pacchetto sicurezza, non ho fatto attenzione, hanno introdotto l’omosessualità nel codice penale, insieme al nuovo reato di clandestinità?

W l’Italia.

Bel paradosso sarebbe che proprio la Chiesa Cattolica si trovasse a dover difendere i diritti degli omosessuali per proteggere un alto prelato.

Bel paradosso che ultimo baluardo della democrazia e dei diritti civili sia l’istituzione che si è opposta contro la moratoria dell’Onu contro quei paesi che ancora considerano l’omosessualità un reato nel dicembre del 2008, facendone una questione di lana caprina in nome della coerenza proprio a firma del malcapitato Dino Boffo.

Ma non c’è pericolo. La logia è la stessa con la quale lo Stato ha condotto le trattative con la mafia che sta racontando il figlio di Ciancimino. Prima un bel colpo e dopo ci sediamo a tavolino. Perchè continuare a farci del male reciprocamente quando, in fondo, tutti abbiamo qualche scheletro nell’armadio. Meglio concentrarsi contro clandestini, omosessuali, cittadini che reclamano lavoro e diritti fondamentali prima che rialzino la testa.

Tra Feltri e Boffo la democrazia è davvero in buone mani.

aggiornamento: il post è stato rivisto e corretto il 6 maggio del 2010. Alla luce degli scandali sulla protezione civile che hanno visto Guido Bertolaso finalmente inquisito, il saccheggio e lo sciacallaggio della città dell’Aquila dopo il terremoto e la recentissima vicenda del rapimento dei volontari di Emergency in Afghanistan, andrebbe riscritto, anche se le conclusioni non cambiano

Vi Ricordate la Saars, l’Aviaria?. I titoloni?. I 16 milioni di contagiati (un lancio ansa del’ottobre del 2005 ne contò 396) per l’aviaria?
L’uso criminale dei media per diffondere allarme, questo è il vero virus pandemico che colpisce tutti i media. Non un cane di redattore  che abbia esitato nel rilanciare un’agenzia che, è chiaro a tutti, è stata immessa ad arte nel circuito per vendere vaccini. Lo schema è sempre lo stesso. Si cita l’Organizzazione Mondiale della Sanità e via con numeri che farebbero impallidire Hitler. Subito dopo, si rassicura con la citazione di qualche esperto che ridimensiona il fenomeno. Schizofrenia. Se non fossimo vaccinati ormai si rischierebbe di vedere scene da catastrofe Hollywoodiana. Questa anestesia informativa è il grosso problema che stiamo vivendo. Non c’è verifica, non c’è verità che tenga. E’ per questo che, accanto alle balle colossali, passano inosservati crimini veri, genocidi, disumanità. Il vaccino è potente e oltre a difendere dalle malattie, ottunde, fa terra bruciata del raziocinio, della capacità di discernimento, della coscienza, della volontà, dell’umanità. La domanda da farsi è perchè tutto questo? Cui Prodest?
La vera epidemia, il vero virus è qull’elite politica e burocrate che per mettere le mani avanti e conservare la poltrona, per influenzare le politiche del commercio internazionale, per creare pressioni su governi o per servire potentati farmaceutici usano la Salute Pubblica e l’informazione di massa in maniera indiscriminata e criminale. Quello che spaventa è che lo fanno su scala globale .

Non a caso recentemente il WHO (OMS in italiano) ha modificato le proprie politiche di pubblicazione degli studi e delle analisi, sottoponendole ad un vaglio degli organi di Governo (La Direzione Generale, Miss Mrgaret Chan, ad oggi) dell’organizzazione stessa. La DG ha la facoltà di “ripulire” (clearing, in inglese) tutta la documentazione prodotta dagli uffici della WHO ed in particolare dalle Direzioni Regionali, qualora fosse politicamente imbarazzante

Some of our specific concerns and questions over WHO publications policy asoutlined in the Reports of the Secretariat EB 122/20 dated 6 December 2007
and EB 123/7 dated 14 April 2008 are as follows:

(1) Differential treatment of some publications.

Paragraph 13 of EB 122/20 requires publications “that describe the workings
of a particular government or national health service or that have policy
implications for the Organization or address controversial health-related
issues” to go through “additional clearance by the Director-General’s
Office” while the final text of all other publications can be cleared by the
“relevant Assistant Director-General or Regional Director before
publication.”  (fonte: http://www.phmovement.org/cms/en/node/591)

Insomma la politica valuta l’opportunità di diffondere i risultati di alcuni studi del WHO e il WHO istituzionalizza l’autocensura.

Delicato diventa anche il rapporto tra la DG e le Divisioni Regionali della WHO e se pensiamo che l’attuale Presdtente Margaret Chan è stata eletta con il Supporto della Cina e l’avallo degli USA, la cosa si fa più interessante ancora.

A premere per questa illiberale e pericolosa politica, sono stati gli Stati Uniti dopo che alcuni Studi dell’OMS se n’erano venuti fuori criticando le politiche commerciali americane nei paesi in via di sviluppo.

La Sanità Pubblica non è più solo business ma uno strumento per la politica internazionale, come L’Ambiente.

La Paura di un disastro naturale, amplificata dai media,  sia esso causato dal riscaldamento globale o da una peste bubbonica, mette sotto presisone l’opinione pubblica e di conseguenza i governi.

Il business viene dopo, si adegua, cercando di intercettare la spesa pubblica che gli stessi governi mettono in campo per rassicurare la popolazione e mantenere alto il consenso.

Sotto il profilo economico e gestionale d’impresa è il modo migliore per far quadrare i conti.

La domanda di vaccini è per definizione volatile. Non si riesce a stimare ne la diffusione ne la dimensione del contagio. I numeri sparati a caso e allarmanti ne sono la prova.

Nessuna azienda privata investirebbe autonomamente nella produzione di un vaccino per un virus di cui non si conosce la natura e l’evoluzione.

Se i governi stanziano i soldi, però, la cosa si può fare. Epidemia o meno, la domanda è garantita. L’affare fatto. I rischi nulli. E tutto in barba alle leggi e alla traparenza, in nome di un’emergenza che lascia, di solito, ampi spazi di discrezionalità nelle procedura per la scelta di fornitori.

Se dopo tanto allarmismo poi si pensa a farne una banca mondiale dei vaccini (contro l’aviaria ad esempio) il cerchio si chiude.

Now we are exploring the idea of a global stockpile of vaccine. And then the second issue is to find resources to support countries who are willing to invest in building their own vaccine-manufacturing capacity, so through technology transfer we would like to support the developing countries, including Thailand, Indonesia, India and Brazil, who have shown interest.

(intevista alla CNN).

La politica internazionale insomma ha un nuovo strumento potente. L’epidemia. Ambiente, Energia, Salute sono le tre gambe sulle quali si fondano le relazioni internazionali. LA disinformazione di massa e la guerra gli strumenti con cui si modulano gli interventi. La paura, il terrore e l’allarme costante la leva sulla quale si basa la manipolazione dell’opinione pubblica e della legge.

Mlist colpisce ancora e mi stimola riflessioni fiume. Mi odieranno. Ecco l’ultimo intervento sul thread lanciato a proposito dei rumors su splinder.

E’ da maggio che la notizia ballonzola
tra commenti e smentite,  ripresa il 10 agosto da Finanza e Mercati
(Bloomberg). Se ne parla su Pandemia di Luca Conti
e sul blog di Muro Lupi

Il rischio di bolla c’è. 20
milioni sono tanti. Ma diciamolo, valutare un’impresa come splinder
non è semplice e non lo si può fare con la logica
economica classica. Ci sono alcuni elementi fluidi che a saperli
interpretare correttamente, probabilmente, varrebbero una bella
cifretta a chi ci riuscisse.

Il rumore di fondo generato dalle cifre
sparate a vanvera non aiutano certo a chiarire la situazione.

Lo stesso Milano Finanza che a maggio
dava 4 milioni di utenti di splinder ne riporta, ad Agosto, 300.000.
La differenza non è irrilevante anche perché la cifra
della transazione resta 20 milioni.

L”unico dato assodato è che i
blog su splinder sono 200.000 circa e sono in crescita.

Proviamo a fare qualche considerazione.

un elemento fondamentale per la
valutazione di una piattaforma come splinder è la tecnologia
per la profilazione degli utenti che c’è sotto. e qui non se
ne sa un granché.

Val la pena sottolineare come alle
radici di splinder ci sia Tipic, un’azienda che produce Istant
Messagging, servizi wireless e Voip in tutto il mondo (anche a
tiscali se non ricordo male) con un forte know how tecnologico e
capacità di sviluppo (http://www.comesifaunblog.it/?p=354)
. Il tutto impiegando qualche decina di persone.

tutto ciò implica che il modello
di business non è fondato solo sulla raccolta pubblicitarie e
vendita di servizi per il blogging a pagamento ma ha altre valenze
strategiche.

Se la raccolta pubblicitaria è
forse l’elemento più fragile è anche vero che il gruppo
RCS ha a disposizione il know how e le strutture più che
sufficienti per sfruttare al massimo anche questa fonte dei ricavi.

Se guardiamo alle evoluzioni del
mercato editoriale, gli editori tradizionali dopo un primo periodi di
diffidenza non ignora più il fenomeno blog. Repubblica e
Kataweb e la Stampa si sono appoggiate su Typepad, altra piattaforma
tra le più diffuse nella blogosfera.

Il mondo dei bloggers è un mondo
di lettori e scrittori, il target naturale di un editore. Il fatto di
aver a disposizione una piattaforma che permetta di profilare in
maniera sofisticata il propri target non è certo da
sottovalutare. Le strategie di sfruttamento sono diverse e una scelta
la si potrà fare solo dopo aver provato il giocattolo. Dalla
business intelligence al commercio elettronico, passando per i
contenuti audio video, la musica e chi più ne ha più ne
metta. In fondo 20 milioni investiti in un’ottica di convergenza
digitale non sembrano poi tantissimi in un mercato come quello
dell’editoria che è in magmatica crescita.

Ma il discorso si può
approfondire entrando nell’alchimia dell’economia delle comunità
virtuali.

Dare strumenti di comunicazione ai
propri utenti è uno dei cardini della strategia che mira a
trasformare comunità virtuali in imprese che creano valore
dall’intermediazione di informazioni.

Per capire a fondo questi modelli ci
sono un paio di libri fondamentali: Net Gain e Networth, entrambe
scritti da J. Hagel III e co autori. Senza entrare nel dettaglio
(qualcosa ho già scritto qui
http://scriptavolant.net/blog/?p=89.

In estrema sintesi la tesi sostenuta
dal libro è la seguente. La rete, il web e quindi le virtual
communities hanno una caratteristica: riducono le asimmetrie
informative tra chi vende e chi compra. Aumentano la trasparenza dei
mercati e spostano potere contrattuale dai primi ai secondi. Saper
creare e gestire comunità virtuali è l’unico mezzo
per difendersi, anzi guadagnarci tutti.

Ciò implica imparare velocemente
a:

1) contenuti interessanti

2) fedeltà dei membri

3) profilazione dei membri

4) strumenti che facilitino e migliorino le transazioni on line

Ogni Virtual community ha un suo ciclo di vita che grosso modo
prevede il passaggio sotto le seguenti forche caudine:

1) generare traffico sufficiente a raggiungere una massa critica
(il vero valore della rete, se il telefono lo avessero solo due
persone non servirebbe ad un granché, per capirsi)

2) concentrare il traffico, ovvero assestare i contenuti sui
profili dei propri membri

3) blindare i membri, facendo in modo che il valore che ottengono
dalla community sia superiore al costo di abbandonarla.

I blog sanno fare egregiamente tutte e
tre le cose.

Ragionando sui numeri poi ci si accorge
che:

lettori quotidiani del corriere della
sera sono 2700000, quelli di repubblica 3000000 e anche se fossero
veri veri i 4.000.000 di utenti unici al mese dichiarati da splinder
la differenza non è poca. Ma di qui lettori la RCS non sa
nulla e il costo di produzione di un quotidiano nazionale sono
incomparabili.

Anche le divisioni internet dei
quotidiani sono costose (tutti si ricordano il bagno di sangue di
kataweb) con splinder e gli user generated content probabilmente
potrebbero calare i costi del corriere.it.

E per concludere il podcast e la
telefonia. La piattaforma di splinder supporta il moblogging e il
podcasting. La possibilità di inviare post dal telefonino il
primo, quello di caricare file audio da e verso blog e ipod. E voi
specialisti del marketing mi insegnate che se vi telefonano, il gioco
è fatto. Avete messo una mano in tasca ad un bel po di utenti.

non so se tutte queste considerazioni
valgano l’investimento di 20 milioni. biognerebbe stare nella stanza
dei bottoni di rcs per saperlo e analizzarne le finanze ma rendono
forse meno “folle” l’idea.

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Caro Beppe, non è la prima volta che ti sento lanciare strali sulla televisione digitale terrestre e così com'è, la cosa, va anche bene. C'è un ma. Come tante cose italiane, andrebbe rivista, in se e per se, però,  la tencologia DVTB, non sarebbe tanto male.

Mette a disposizione tante delle potenzialità di internet in maniera semplice e, soprattutto, alla quasi totalità delle persone. 1 televisore a testa ce l'hanno tutti. Con il canale  di ritorno e la banda larga, necessaria anche per internet, la TV diventa un'altro monitor sul quale consultare i siti e procurarsi informazione libera. Il problema non è la tecnologia, quindi ma le "duesorelle" e la situazione di monopolio assoluto dei canali televisivi che si regge sul sistema delle concessioni.

Poche sono le aziende che forniscono applicazioni per la TV digitale e poche resteranno fino a quando, l'unico cliente, sostanzialmente è lo stato e 1 gruppo di TV commercilali. Oggi sono addirittura la stessa cosa.

Senza pluralismo a farsi benedire non è solo l'informaizone libera ma tutto un settore economico che darebbe invece lavoro ed innovazione.

Esistono iniziative per il software libero anche nel campo della TV digitale terrestre (java.tv e linux.tv, tra le altre) solo che per aver accesso ai "canali" bisogna sborsare un sacco di soldi e quand'anche facessimo una bella colletta, il "padrone" che di soldi non ne ha pressante bisogno può decidere comunque di non farti entrare.

L’economia dell’accesso (J. Rifkin per capirci), riguarda oggi tuttti i media e non solo internet. Web radio, televisioni di strada sono tutti fenomeni dal basso che non riescono ad emergere perchè il diritto in materia è vecchio e ci tiene a restare tale per difendere gli interessi consolidati di chi lo ha fino ad oggi interpretato ad arte e addirittura lo scrive. Aggiungiamoci problemi di usabilità e barriere culturali all'adozioni e di nuove modalità di fruizione dei contenuti televisivi.

Bisognerebbe dare spazio anche a queste tematiche per creare un movimento di opinione che chieda a gran voce la libertà di esprimersi in TV con i propri mezzi senza avere a fianco Maurizio Costanzo o “suo marito”, Bruno Vespa o il suo padrone e via discorrendo. Il regime concessorio (orribile sto neologismo) aveva un senso quando nell'etere ci passava un numero ristretto di canali ma oggi, grazie alla TV digitale i canali possono aumentare da 4 a 6 volte. La DTT in questo senso aiuterebbe le tue proposte per l'informazione libera.

Il problema oggi è come riempirli, i canali che in più che la DTT offre. Allo stato attuale vengono praticamente duplicati quelli già disponibili sulla TV generalista, il che non sembra un colpo di genio. Le funzionalità dei decoder e nuove applicazioni potrebbero permettere una gestione dei palinsesti fatta direttamente dalgi utenti e non dai produttori TV. Palinsesti personalizzati ed integrati anche con altri contenuti reperiti sul web attraverso il canale adsl che ormai è disponibile su tutti i decoder.

Oggi quel canale è chiamato di "ritorno" perchè deve essere sfruttato per permettere algi utenti di interagire con i programmi e sporattutto di "acquistare", gurda un pò potrebbe essere utilizzato aanche come canale di "andata" per rovesciare nei salotti degli italiani immagini, testi e suoni che abbiano un senso e permettergli di intergire con chi "trasmette".

L'educazione ai nuovi linguaggi dei nuovi media è un'altra variabile critica. La DTT e internet (i blog in particolare) sono portatori di un nuovo modello di comunicazione. non più broadcast ovvero costanzo parla ed io sul divano ascolto o cambio canale ma narrowcast, ovvero Costanzo cerca di parlare e io prima di cambiare lo posso mandare a quel paese. 

La TV digitale terrestre potrebbe essere un'occasione di libertà se solo qualcuno si impegnasse per chiederla questa benedetta libertà. Purtroppo la sinistra anche in questo caso non è che spenda il massimo dello sforzo e della creatività anzi. La prima notizia che mi ricordo da quando Petruccioli è presidente del CDA RAi è Pippo Baudo che torna a condurre Domenica In. Che innovazione!

Il conflitto di interessi fail resto.