la questione wikileaks, jualian assange, è quella che forse più di ogni altra segna davvero uno di quei punti di non ritorno della storia. ci sto riflettende da un po’ di tempo. il dibattito sulla libertà di stampa non va nemmeno preso in considerazione, dovrebbe essere un dato assodato ma l’attacco indiscriminato alla persona di Assange e di Wikileaks, tutta questa vicenda insegna qualcosa e fa paura.
La forza dirompente di Wikileaks è lo squarcio irreparabile che ha aperto nel telo sul quale veniva proiettato il film della democrazia occidentale: la favola, ideologica, dello, sviluppo e della tutela dei diritti umani, della libertà dell’individuo. Wikileaks sta facendo vedere alle persone non che i governi sono corrotti e menzogneri, non ci voleva molto a saperlo, ma che il potere, qualsiasi potere, si fonda sull’uso della forza bruta e della violenza. Quello che chi vive in zona di guerra o ad alta densiatà mafiosa sa già e che giustifica il suo cinismo e l’omertosa assenza assoluta di speranza di giustizia e futuro libero. il potere degli stati cosi, come dei singoli, si fonda sul monopolio della violenza. Tutto il resto è storia, narrazione, gioco, sovrastruttura. Presto salterà fuori un qualche dispaccio in cui si leggerà che, messo alle Strette, Obama non si comporterebbe in maniera dissimile da Putin, che Assange merita di morire come Anna Politovskaja. E Julian Assange prima o poi, come Roberto Saviano e altri che hanno osato voltare la faccia verso l’entrata della caverna moriranno, si, per mano del potere di turno ma fondamentalmente uccisi perchè lasciati da soli, oggetto della vendetta della società civile. Assange, come Saviano, hanno ucciso i sogni e le ipocrisie che rendono la vita di noi tutti, uno scorrere onesto e tranquillo di mediocre passatempo e speranze riposte inutilmente nei nostri figli,
a Jualian Assange
mi stanno spolpando vivo
e non potrai avere che resti
di me, di te, successo alcuno.
pestali pure duro
ma non togliere loro
i sogni e le illusioni
non avranno pietà mai
e morderanno fino l’osso
allora, di te, di me,
nulla sarà ancora
successo.
resisti