Category: politica


 

Atenei in rivolta il numero del legal team 06491563 in caso di necessità! importante!


segnalo la lettera della segreteria nazionale della CGIL che finalmente sembra prendere atto di una priorità per troppo tempo ignorata. La rappresentanza e la democraticità degli Satuti Unviversitari. non sembra ci sia stato un gran seguito ahime.

http://w3.disg.uniroma1.it/cgilsapienza/

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Semplicemente FIAT

la vicenda FIAT – FIOM, la fine delle relazioni industriale, le prove tecniche e “giuridiche” per l’avvio di un altro ventennio meno televisivo, altrettanto autoritario  e con un tantino di ferocia in più, non vanno discusse, sono sotto gli occhi di tutti coloro abbiamo un minimo di coraggio per non voltarsi indietro e fuggire.

E’ inutile, leggere e dibattere sui giornali, invocare teorie economiche, mercati, diritti, costituzioni. Tutto è molto più semplice e, come spesso avviene, a riportarmi alla realtà è il solito Beppe Grillo.

La FIAT ha preso i soldi e ora scappa, star li a ciarlare serve solo a farsi prendere in giro. Scendere in piazza, cominciare lo sciopero generale a oltranza sarebbe molto ma molto meglio. Basta con le cazzate, basta sentir ragioni, basta fare analisi, basta con le cazzate, la vita non è un Talk Show. A chi piace far finta di essere colti, di essere un esperto, a chi si spaccia per professore universitario vada da Vespa, la porta è sempre aperta, agli uomini, invece, lasciate la strada, lo spazio, il territorio. Si può fare.

 

 

http://www.bebadosamba.it/?p=2164

http://www.lagru.org/

Home 2.0

J’Assange

la questione wikileaks, jualian assange, è quella che forse più di ogni altra segna davvero uno di quei punti di non ritorno della storia. ci sto riflettende da un po’ di tempo. il dibattito sulla libertà di stampa non va nemmeno preso in considerazione, dovrebbe essere un dato assodato ma l’attacco indiscriminato alla persona di Assange e di Wikileaks, tutta questa vicenda insegna qualcosa e fa paura.
La forza dirompente di Wikileaks è lo squarcio irreparabile che ha aperto nel telo sul quale veniva proiettato il film della democrazia occidentale: la favola, ideologica, dello, sviluppo e della tutela dei diritti umani, della libertà dell’individuo. Wikileaks sta facendo vedere alle persone non che i governi sono corrotti e menzogneri, non ci voleva molto a saperlo, ma che il potere, qualsiasi potere, si fonda sull’uso della forza bruta e della violenza. Quello che chi vive in zona di guerra o ad alta densiatà mafiosa sa già e che giustifica il suo cinismo e l’omertosa assenza assoluta di speranza di giustizia e futuro libero. il potere degli stati cosi, come dei singoli, si fonda sul monopolio della violenza. Tutto il resto è storia, narrazione, gioco, sovrastruttura. Presto salterà fuori  un qualche dispaccio in cui si leggerà che, messo alle Strette, Obama non si comporterebbe in maniera dissimile da Putin, che Assange merita di morire come Anna Politovskaja. E Julian Assange prima o poi, come Roberto Saviano e altri che hanno osato voltare la faccia verso l’entrata della caverna moriranno, si,  per mano del potere di turno ma fondamentalmente uccisi perchè lasciati da soli, oggetto della vendetta della società civile. Assange, come Saviano,  hanno ucciso i sogni e le ipocrisie che rendono la vita di noi tutti, uno scorrere onesto e tranquillo di mediocre passatempo e speranze riposte inutilmente nei nostri figli,

a Jualian Assange

mi stanno spolpando vivo
e non potrai avere che resti
di me, di te, successo alcuno.

pestali pure duro
ma non togliere loro
i sogni e le illusioni

non avranno pietà mai
e morderanno fino l’osso
allora, di te, di me,
nulla sarà ancora
successo.
resisti

PDove?

Lo stato della politica italiana non può più essere descritto con le parole di un linguaggio comune. non lo merita nemmeno.

Ma il fatto che il PD oggi scenda in Piazza, Bersani non lo potrà sapere nemmeno dai giornali. a Parte l’Unità e la Stampa guardiamo le home pagine di Corriere, Messaggero e Repubblica.

Sul Corriere un occhillino minusco sotto berlusconi giganteggiante. e la vignettina di Giannelli di Spalla.

 

il Corriere.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Su La Stampa e Repubblica in seconda

 

La Stampa

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Messaggero sta sempre sul Pezzo. non gli sfugge niente :=) D’Altronde San Giovanni è del Vaticano (vale l’extra territorialità)

 

Il Messaggero

 

Il Sole 24 non lo ha avvertito nessuno.

 

Ciao Pierpà!

Grazie alla FIOM

Mio nonno Giuseppe era iscritto alla FIOM, mio zio Michele, suo figlio, sfilava anni fa con la CGIL e la FIOM all’ITALSIDER di Genova. Tutte e due, Sabato sfilavano a Piazza San Giovanni, uno nella memoria della famiglia, metalmeccanico, portato via da un tumore alla gola, poco dopo la pensione nel 76 se non ricordo male, l’altro con il suo cuore così così, dopo anni di rifiuto e schifo per la “politica” di questo paese, ancora vivo e forse con le lacrime agli occhi nel vedere, bandiere Rosse e facce vere, finalmente dire basta.

Sabato in P.zza San Giovanni non sfilava il retaggio di una politica superata, gli anni 70 che ci vendono nelle vetrine, scampanati a zampa d’elefante e psichedelici, no, in quella piazza nessun retaggio ma memoria, si, memoria presente. Memoria di lotte e diritti conquistati con sacrifici per un futuro migliore e per tutti. Conquiste che negli ultimi vent’anni sono state fatte a pezzi in nome dell’arroganza e della miopia di una classe dirigente ormai totalmente scollegata dalla realtà. In piazza San Giovanni, sabato c’era finalmente la gente vera, sangue, sudore e rabbia a urlare parole dimenticate, rimosse, nascoste: lavoro, giustizia, eguaglianza, dignità.

Grazie alla FIOM finalmente in televisione e nell’agenda politica sono tornati prepotentemente alla ribalta il tema fondamentale per lo sviluppo ed il futuro di un paese: il lavoro.

Grazie FIOM. Grazie Nonno

lettera ai professori

era rimasto dimenticato in un draft

ho partecipato, a luglio , ad una assemblea sugli scalini del rettorato della sapienza. Sindacati, Studenti, pochi ricercatori precari e professori universitari.

Mentre sull’Università, dopo il silenzio, cala anche il buio, qualcuno cerca di rialzare la voce. “Troppo tardi”, dico ad una docente che ascolta, corrucciata, un suo collega fare una timida ma dotta autocritica.
ne nasce una discussione pacata, come fossimo al bar o davanti ad una vetrina di Zara.
“Possibile che sti ragazzi non capiscano che è in gioco il loro futuro? il diritto allo studio? che se attaccano noi, distruggono loro?”. Così cinguetta indispettita.
Cara professoressa, cari professori, lo capiscono eccome.
Quello che vi sfugge è che la responsabilità è vostra, è a voi che “sti ragazzi”, imputano la fine del loro futuro e non hanno nemmeno la forza di dirvelo in faccia. Siete voi che governate nei senati accademici, eleggete i rettori, gestite i beni del patrimonio pubblico, organizzate le facoltà. E’ a voi che, il Governo peggiore della storia repubblicana, imputa la mala gestione e gli sprechi e, se la riforma Gelmini ha un solo dato di realtà inequivocabile, ahimè, è proprio questo. Vi hanno fregato.  Vi tolgono i soldi, il posto, il potere, i privilegi e gli argomenti. Che fine ingloriosa.
Si è vero, la malagestione, lo sperpero e la miopia con cui avete gestito, insieme ad un nugolo di burocrati senza scrupoli, la cosa pubblica, la usano strumentalmente come scusa per saccheggiare l’università Italiana ma quello che fa rabbia e rattrista è che il furto con destrezza può fare a meno di quest’ultima, ormai. Grazie a voi.
Non è nemmeno vero che sotto attacco è il diritto allo studio in quanto tale;  che cotanta destra, becera e ignorante, voglia una massa di ignoranti da manipolare.  Non sanno  cosa significa la parola diritto, figuriamoci diritto allo studio o cultura. “Ciao cultura, ciao, ‘intu u culo a cultura” recita lo straordianario Cetto Laqualunque di Albanese. Troppo sofisticato il ragionamento per attribuiglerlo.
Quello che vogliono veramente, cara professoressa, i pregiudicati onorevoli, sono gli immobili, il patrimonio delle università italiana, per farne commercio, profitto. Quello che avete in mano voi da sempre. Loro Speculano con il mercato immobiliare voi con il pensiero ed il potere, cara la mia Professoressa.  Voi, ora, ve ne accorgete e  scaricate ipocritamente le responsabilità sui più deboli, sui “bamboccioni”, che aveta allevato nei vostri corsi di laurea iperspecialistici e nepotistici: Scienze della  moda e del costume (a Roma, Bari e Taranto), scienze del fiore e del verde (Pavia) , Scienze dell’allevamento, igiene e benessere del cane e del gatto (a Bari), Scienza e Cultura delle Alpi (a Torino), Scienze e Tecniche Equine (Parma). Ma mi faccai il piacere professoressa. Chi lo ha distrutto il diritto allo studio? Questa sarebbe libertà di insegnamento? Avete speculato talmente tanto con il cervello da inventare nuove scienze. Complimenti.
Ora, un paio di generazioni di studenti e ricercatori precari dovrebbero portare  la bandiera per la vostra libertà? Se non fosse tragico, sarebbe  comico. Come vi può solo veniere in mente?
Credete che questo non lo vedano i ragazzi, che non lo sappiano? Chi è che gli sbarra le strade e fa carne di porco dei meriti e dei sogni, mascherandosi dietro i governi e i tagli?. Perchè le università hanno alberi genealogici al posto di organigrammi?. Che fine fanno i soldi che anche se sempre meno, comunque sono sempre arrivati dalle tasche degli italiani? Allora, cara professoressa se si vuole ricominciare bisogna metterci la serietà e smettere di prendere in giro le persone.
Ho letto scritto su un muro dei bagni di una facoltà. “Mancano gli intelluali organici? No, ci sono professori di Merda”. Sottile, la gioventù.
Volete dimostrare che ci tenete alla libertà, alla democrazia, alla cultura, ai vostri figli? Volete davvero difendere ciò che resta della cosa pubblica. State in silenzio allora, e battetevi nelle sedi opportune, nei senati accademici, nei consigli di facoltà, nei dipartimenti. Quello che manca nelle istituzioni di questo paese sono la trasparenza, la democrazia e la rappresentanza. Abbandonate la retorica e l’ideologia e fate. Cambiate ad esempio gli statuti delle vostre università rendetele più rappresentative. Per eleggere il rettore, ad esempio, introducete quel principio di democrazia banale in voga da almeno un paio di secoli: 1 testa, 1 voto. Oggi chi governa le Università e le sta per consegnare ai privati lo fa con il consenso di pochi grandi elettori appartenenti proprio alla sua categiria, cara professoressa: i docenti, strenui difensori della libertà. Studenti e personale tecnico sono rappresentati per 1 decimo della loro consistenza. Come al solito pochi decidono per molti e molti pagano. Ora però tocca anche a voi, la festa è finita, aprite gli occhi. Questa è una vera grande occasione per realizzare i sogni che non più di 40 fa, portavate nel cuore e nelle università anche voi. Abbandonate qualche privilegio, date voce achi non ne ha e li troverete tutti li, accanto a voi, gli studenti, stia tranquilla, a difendere anche i vostri di diritti.

Carissima direttrice
ho partecipato, un paio di giorni fa, ad una assemblea sugli scalini del rettorato della sapienza. Sindacati, Studenti, pochi ricercatori precari e professori universitari.
Mentre sull’Università, dopo il silenzio, cala anche il buio, qualcuno cerca di rialzare la voce. “Troppo tardi”, dico ad una docente che ascolta, corrucciata, un suo collega fare una timida ma dotta autocritica. ne nasce una discussione pacata, come fossimo al bar o davanti ad una vetrina di Zara.
“Possibile che sti ragazzi non capiscano che è in gioco il loro futuro? il diritto allo studio? che se attaccano noi, distruggono loro?”. Così cinguetta indispettita.
Cara professoressa, cari professori, lo capiscono eccome.
Quello che vi sfugge è che la responsabilità è vostra, è a voi che “sti ragazzi”, imputano la fine del loro futuro e non hanno nemmeno la forza di dirvelo in faccia. Siete voi che governate nei senati accademici, eleggete i rettori, gestite i beni del patrimonio pubblico, organizzate le facoltà. E’ a voi che, il Governo peggiore della storia repubblicana, imputa la mala gestione e gli sprechi e, se la riforma Gelmini ha un solo dato di realtà inequivocabile, ahimè, è proprio questo. Vi hanno fregato.  Vi tolgono i soldi, il posto, il potere, i privilegi e gli argomenti. Che fine ingloriosa.
Si è vero, la malagestione, lo sperpero e la miopia con cui avete gestito, insieme ad un nugolo di burocrati senza scrupoli, la cosa pubblica, la usano strumentalmente come scusa per saccheggiare l’università Italiana ma quello che fa rabbia e rattrista è che il furto con destrezza può fare a meno di quest’ultima, ormai. Grazie a voi.
Non è nemmeno vero che sotto attacco è il diritto allo studio in quanto tale;  che cotanta destra, becera e ignorante, voglia una massa di ignoranti da manipolare.  Non sanno  cosa significa la parola diritto, figuriamoci diritto allo studio o cultura. “Ciao cultura, ciao, ‘intu u culo a cultura” recita lo straordianario Cetto Laqualunque di Albanese. Troppo sofisticato il ragionamento per attribuiglerlo.
Quello che vogliono veramente, cara professoressa, i pregiudicati onorevoli, sono gli immobili, il patrimonio delle università italiana, per farne commercio, profitto. Quello che avete in mano voi da sempre. Loro Speculano con il mercato immobiliare voi con il pensiero ed il potere, cara la mia Professoressa.  Voi, ora, ve ne accorgete e  scaricate ipocritamente le responsabilità sui più deboli, sui “bamboccioni”, che aveta allevato nei vostri corsi di laurea iperspecialistici e nepotistici: Scienze della  moda e del costume (a Roma, Bari e Taranto), scienze del fiore e del verde (Pavia) , Scienze dell’allevamento, igiene e benessere del cane e del gatto (a Bari), Scienza e Cultura delle Alpi (a Torino), Scienze e Tecniche Equine (Parma). Ma mi faccai il piacere professoressa. Chi lo ha distrutto il diritto allo studio? Questa sarebbe libertà di insegnamento? Avete speculato talmente tanto con il cervello da inventare nuove scienze. Complimenti.
Ora, un paio di generazioni di studenti e ricercatori precari dovrebbero portare  la bandiera per la vostra libertà? Se non fosse tragico, sarebbe  comico. Come vi può solo veniere in mente?
Credete che questo non lo vedano i ragazzi, che non lo sappiano? Chi è che gli sbarra le strade e fa carne di porco dei meriti e dei sogni, mascherandosi dietro i governi e i tagli?. Perchè le università hanno alberi genealogici al posto di organigrammi?. Che fine fanno i soldi che anche se sempre meno, comunque sono sempre arrivati dalle tasche degli italiani? Allora, cara professoressa se si vuole ricominciare bisogna metterci la serietà e smettere di prendere in giro le persone.
Ho letto scritto su un muro dei bagni di una facoltà. “Mancano gli intelluali organici? No, ci sono professori di Merda”. Sottile, la gioventù.
Volete dimostrare che ci tenete alla libertà, alla democrazia, alla cultura, ai vostri figli? Volete davvero difendere ciò che resta della cosa pubblica. State in silenzio allora, e battetevi nelle sedi opportune, nei senati accademici, nei consigli di facoltà, nei dipartimenti. Quello che manca nelle istituzioni di questo paese sono la trasparenza, la democrazia e la rappresentanza. Abbandonate la retorica e l’ideologia e fate. Cambiate ad esempio gli statuti delle vostre università rendetele più rappresentative. Per eleggere il rettore, ad esempio, introducete quel principio di democrazia banale in voga da almeno un paio di secoli: 1 testa, 1 voto. Oggi chi governa le Università e le sta per consegnare ai privati lo fa con il consenso di pochi grandi elettori appartenenti proprio alla sua categiria, cara professoressa: i docenti, strenui difensori della libertà. Studenti e personale tecnico sono rappresentati per 1 decimo della loro consistenza. Come al solito pochi decidono per molti e molti pagano. Ora però tocca anche a voi, la festa è finita, aprite gli occhi. Questa è una vera grande occasione per realizzare i sogni che non più di 40 fa, portavate nel cuore e nelle università anche voi. Abbandonate qualche privilegio, date voce achi non ne ha e li troverete tutti li, accanto a voi, gli studenti, stia tranquilla, a difendere anche i vostri di diritti.

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