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Si sta sviluppando la reazione al tentativo pesante di dare forma giuridica al regime di condizionamento della stampa e della libera informazione che, da anni, ha trasformato una democrazia difficile in un regime telecratico.
Il ddl cerca di togliere di mezzo il fastidioso e assordate ronzio della rete imponendo il dovere di rettifica che vige per le testate giornalistiche, tornando ancora una volta ad equiparare i blog ai giornali.
Inutile cercare di smontare con argomentazioni lapalissiane l’ignoranza sulla quale si fonda un tale principio, mi limito solo a fare qualche rapida osservazione:
i blog oltre a non essere testate giornalistiche hanno un’altra peculiarità. Insieme ad altri strumenti di rete come twitter, ad esempio, costiuscono più che uno strumento di comunicazione di massa, uno strumento di conversazione di massa. Oltre che un attacco alla libertà di stampa qui è in gioco la libertà di parola.
internet non è un mezzo di comunicazione broadcast e generalmente un blog personale non ha uno stuolo di lettori estesissimo. Ad un post ci sia arriva talvolta per caso dopo aver inserito una chiave di ricerca su google e non è detto che la rettifica, di fatto, raggiunga tutti i lettori che sono transitati per il blog che ha pubblicato la notizia “errata”. In sostanza il meccanismo di rettifica pensato per la stampa ha una scarsa efficacia e non risolve, se mai ce ne fosse il bisogno, il problema della tutela del cittadino diffamato.
Va aggiunto inoltre che ogni utente della rete che si ritenga leso o diffamato o semplicemente voglia rettificare un imprecisione o una svista, può lasciare, nella stragrande maggioranza dei casi, un commento sul blog “incriminato”, contattare l’autore o comunque diffondere presso la propria rete sociale un suo “comunicato stampa” (via mail, o attraverso tutti i servizi web che riterrà utile utilizzare) indicando nella rettifica il link del blog che contiene l’informazione errata. Esercitando di fatto un proprio diritto nella maniera più efficace possibile e indirizzando la rettifica ad un pubblico mirato. un diritto di rettifica attivo, novità assoluta nella storia e molto ma molto più efficace di quello veicolato a mezzo stampa.
A tutti coloro poi che continuano ostinatamente ad assimilare l’attività del blogger a quella del gironalista o pubblicista chiedo:
volete assoggettarmi alla legge sulla stampa?. Bene. In cambio volgio allora l’iscrizione all’ordine. Si, si avete capito bene. L’Ordine. Ho scritto oltre 600 post in due anni che, statistiche alla mano, hanno raggiunto un numero di lettori (visitatori unici, uno diverso dall’altro) ben oltre la soglia di lettori di molte delle testate giornalistiche locali che pur danno diritto all’iscrizione all’albo. Un’attività non occasionale avendo in media scritto oltre un post al giorno e retribuita (si incassa da google pochi centesimi a post ma tanto vale in conseguneza della sentenza sentenza 21-23 marzo 1968 n. 11 della Corte Cotituzionale).
Per concludere due parole sulle forme di protesta che vanno nascendo in questi giorni. C’è chi propone di accodarsi alla gironata del silenzio indetta dal sindacato dei giornalisti Non credo sia il momento del silenzio, nemmeno simbolico. Credo invece che sia il momento di farsi sentire, sempre più forte.
Lo sciopero dell’informazione con una giornata di silenzio può andar bene e risulta altamente simbolico per tutti i media tradizionali, fondati su una logica broadcast. si spegne la sorgente, il silenzio è assoluto. ma per un mezzo di conversazione di massa, restare in silenzio non credo sia utile ne la valenza simbolica ne risulterebbe accresciuta.
Trovo molto più interessante la proposta di dedicare la giornata spesa scrivendo sul proprio blog alla riflessione, postando almeno 10 post sul tema e taggandoli tutti ‘noalbavaglio’. proposta di Gianluigi Cogo e che sottoscirvo entusiaticamente. Meglio ancora se ci si raccogliesse tutti intorno al blog http://14luglio2009.wordpress.com/‘